La storia del Folklore
RIEVOCAZIONE STORICA DEL 1.600
Un passo storico molto importante della nostra città, riguarda la terribile pestilenza che dilagò nel '600 tra le mura cittadine.
Lo storia, infatti, narra che nel novembre del 1654 nel golfo di Napoli il Duca di Guisa, che era stato prigioniero in Spagna fino al 1652, tentò nuovamente di conquistare il Regno di Napoli. Sbarcarono dal golfo di Napoli 4.000 soldati, e ardue furono le battaglie tra il Duca e le città di Gragnano, Torre Annunziata e Castellammare dove fu definitivamente sconfitto e costretto al rientro in Francia via mare.
Intanto però in tutto il regno, la miseria a seguito delle vicende belliche era ancor più cresciuta, e con la miseria erano aumentate le malattie, dovute alla scarsa possibilità d’igiene ed al frequente passaggio di truppe straniere. E’ rinomato che le soldataglie portavano con se ogni specie di male, e che la sifilide a quel tempo in Italia fu importata proprio dalle truppe francesi dalle quali il male prese il nome di “mal francese”.
Uno dei flagelli più ricorrenti era la peste, e una delle più tremende esplosioni fu quella del 1656. Infatti ad importarlo nel napoletano fu una nave di soldati spagnoli, la quale fece prima sosta in Sardegna e poi attraccò a Napoli.
A Cava, il terribile morbo fece migliaia di vittime e fu una vera calamità. Nelle parrocchie cittadine dove a quel tempo i morti si contavano sulle dita, in pochi mesi il numero dei morti salì a dismisura e non era più controllabile. I morti, erano seppelliti in campagna e non sotto le chiese come si usava a quel tempo in modo da evitare che l’aria satura di peste potesse contagiare i sopravvissuti, ma probabilmente la motivazione era che tanti morti non trovavano posto sotto le chiese. Tante furono le invocazioni ai santi perché scongiurassero il terribile flagello, difatti il 30 Maggio di quell’anno ci fu la processione di San Rocco, il 15 giugno ci fu quella di Santa Felicita protettrice della Diocesi di Cava e della Badia Benedettina; a seguito di questo ci fu l’esposizione del Santissimo Sacramento nella chiesa della Madonna dell’Olmo. Ma il popolo tramanda ammirato e riverente che il terribile flagello ebbe termine solo quando i cavesi si recarono in fervido pellegrinaggio a venerare il Santissimo nella Cappella esistente tra le mura del castello di Santo Adiutore, e la Sacra Ostia fu esposta dai quattro lati della terrazza del fortilizio a benedire la città dall’ultimo prete sopravvissuto alla peste. Da quel momento si narra che ebbe fine la terribile pestilenza.
Da qui nasce la popolarissima Festa di Castello, che ogni anno si svolge nella Ottava del Corpus Domini. Difatti la storia narra che l’anno successivo i Signori del casato dell’Annunziata presentatisi ai parroci della chiesa, in segno di ringraziamento chiesero di dare forma penitenziale alla processione frazionale del Corpus Domini estendendola fino alla sommità del Castello in modo da poter benedire tutta la città dal Santissimo in modo che la preservasse da altri possibili castighi.
L’idea fu accolta con entusiasmo e la processione si svolse nel pomeriggio dell’Ottava del Corpus Domini con grande partecipazione popolare. A rendere più giubilante e fragorosa la processione, si accodarono ad essa i cavesi armati di “pistoni” (archibugi) di cui molti cittadini erano forniti perché gli stessi dovevano accorrere in armi non appena la campanella di monte Castello avesse suonato a martello. E da allora, ogni anno, sino ai nostri giorni, si ripete la stessa processione con l’aggiunta di una lunga sparatoria dei “pistoni”, fatta nella giornata della festa in aggiunta a fuochi d’artificio ed all’incendio della fortezza, simboleggianti la vittoria del bene sul male.