Dal 18 al 20 giugno i Festeggiamenti in onore del SS. Sacramento

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Dal 18 al 20 giugno i Festeggiamenti in onore del SS. Sacramento

Per il cavese “comune” la sfilata di quasi un migliaio di figuranti rappresenta solo l’accompagnamento sonoro e coreografico ad una normale passeggiata lungo il Corso. Per il “cavajuolo doc”, invece, la Festa è sinonimo di folklore, tradizione e passione.

Il vero cavese segue i Festeggiamenti in onore del SS. Sacramento (comunemente detti Festa di Monte Castello), non “sbotta” perché il giovedì mattina è svegliato dagli spari dei pistoni, applaude al passaggio dei Gruppi, si emoziona e sa bene che dietro quella sfilata ci sono mesi e mesi di sacrifici e di prove.

Per chi, come noi, fa parte di un Sodalizio, la Festa significa ancora di più. È un rituale di cui non si può fare a meno. Sarebbe come iniziare un nuovo anno senza stappare una bottiglia di spumante. Si rinuncia a tutto, ci si organizza con il lavoro, gli studi e la famiglia pur di parteciparvi.

I festeggiamenti iniziano il giovedì mattina, quando da Monte Castello si sente l’eco della S. Messa. Segue, subito dopo, il primo colpo di pistone, che coglie di soprassalto i tanti cavesi ancora assonnati o intenti a prendere il caffè, mentre lassù le tavole sono già imbandite con salame, milza, pastiere e zucchine, accompagnate da fiumi di vino. Alla sera si torna a casa stanchi, sporchi ed “abbuffati”, ma contenti di aver partecipato, ancora una volta, ad una tradizione ben radicata nel cuore di tutti noi.

La Festa continua il venerdì con la Processione degli Appestati per le vie della città. Un appuntamento suggestivo, ma non troppo amato dai bambini, che, spaventati dagli incappucciati, si nascondono dietro le gambe dei loro genitori.

Il sabato della Benedizione dei Trombonieri tutti gli appartenenti ai vari Sodalizi sono in gran fermento per la sfilata. Si è già pronti alle 16, ciascuno con la propria divisa addosso, incuranti del caldo e dell’afa.

All’ultimo momento si lucidano con cura i pistoni, si accordano i tamburi, si allacciano i gagliardetti alle trombe, si controllano i vessilli. Tra i ragazzi c’è chi si è lasciato crescere le basette, chi si è fatto il pizzetto, chi si mette un orecchino finto, per somigliare a briganti pronti a combattere. Le ragazze, invece, si aggiustano la divisa, si ammirano allo specchio, si fanno sistemare il cappello.

I tamburini, dopo essersi “incerottati” per bene le dita, riprovano il “tempo nuovo”, attendendo, però, di ascoltare quello degli altri Gruppi e commentandolo con frasi di assenso o dissenso. I vessilli, invece, si stringono le cinture e ripercorrono mentalmente i vari movimenti che dovranno eseguire. Le veterane del Gruppo ridono e scherzano, mentre le “nuove” sono tese e nervose, timorose di fare brutta figura per le vie del Corso, dove dovranno dare dimostrazione della loro preparazione. Le chiarine, raccolte in cerchio, iniziano a “riscaldare” le trombe, diligentemente pulite e lucidate, ed a provare, ciascuno per conto proprio, i vari tempi.

Prima della sfilata, immancabile il discorso di incoraggiamento del Capitano e del Presidente. Parole cariche di tensione, ma volte a tirar fuori il meglio da ognuno di noi, in modo da raccogliere quanto seminato durante i mesi di allenamenti.

Quest’anno, però, per noi soci del “SS. Sacramento” la Festa avrà un sapore più amaro, per l’assenza di una persona che ha significato e significa tuttora tanto per noi: Maria Zullo, tamburina giovane e bella, venuta improvvisamente a mancare lo scorso dicembre, lasciando un vuoto incolmabile nei cuori di tutti noi.

Ma il nostro pensiero andrà anche a Luca Barba, tra i fondatori del nostro Sodalizio, deceduto 30 anni fa in un incidente stradale, ed ai tanti nostri compagni che non ci sono più.

A loro dedichiamo le nostre vittorie, i nostri sacrifici, le nostre domeniche mattine passate a provare e riprovare per mantenere alto l’onore ed il nome del “SS. Sacramento”.  Quest’anno i nostri vessilli, i pistoni, le trombe ed i tamburi, rispettivamente sventoleranno, spareranno e suoneranno ancora più forte, a dimostrazione dell’affetto che nutriamo verso di loro.